Sie haben das Recht zu schweigen. Henryk M. Broders Sparring-Arena

Henryk M. Broder

24.05.2003   13:02   +Feedback

La via tedesca

Enrico Brachiale

Care lettrici, cari lettori, Vi prego di non credere ad una sola parola di quanto attualmente viene scritto in Germania e sulla Germania. Il Cancelliere non sta affatto lottando per la sopravvivenza contro i dissidenti all’interno del suo partito, di crisi economica non c’è ombra, la disoccupazione non sta crescendo, il numero delle imprese che falliscono e delle aziende costrette a chiudere i battenti non

Enrico Brachiale
Enrico Brachiale

è aumentato, le Ferrovie non sono in deficit e perfino la Lufthansa gode di ottima salute. E se recentemente, visitando Berlino, vi siete stupiti del gran numero di esercizi con le serrande abbassate, dei tanti negozi con il cartello “affittasi”, molti dei quali addirittura “senza provvigione”, probabilmente si è trattato di un’illusione ottica. Poiché in Germania stiamo benissimo, anzi, non siamo mai stati meglio, anche se continuamente si sostiene il contrario. D’accordo, i comuni sono al verde, non sono piú in grado di finanziare le scuole materne, le biblioteche e le piscine, molti di essi sono costretti a vendere o a cedere in leasing ad investitori americani le centrali elettriche o i depuratori, perché altrimenti non riuscirebbero neppure a pagare i propri dipendenti. I Länder a loro volta non sanno come riempire le casse, mentre per il Ministro delle Finanze si pone l’alternativa se abolire le Forze Armate o espropriare i pensionati. Ma per il resto stiamo davvero benissimo, parola d’onore, basta saper vedere il lato positivo delle cose.

Il Cancelliere, per esempio, ha recentemente nominato un “incaricato per la musica pop”: Sigmar Gabriel, ex presidente dei ministri della Bassa Sassonia, il quale, perse le ultime elezioni contro lo sfidante Christian Wulff della Cdu, è ritornato al parlamento del Land in veste di semplice deputato e non avendo gran che da fare durante il giorno si annoia. Ragion per cui ha bisogno di un compito nuovo. Allo stesso modo avrebbe potuto ricevere la nomina di incaricato per il bel tempo o per le bibite in lattina, dal momento che fino ad oggi non si è mai messo in luce né come musicista né come esperto di musica. Ma probabilmente da giovane ascoltava i Beatles e i Rolling Stones… una qualificazione piú che suffciente per assumere la prestigiosa carica di “incaricato per la musica pop”.

E da poco tempo esiste anche una “incaricata di questioni relative ai diritti umani”: Claudia Roth, ex segretaria dei Verdi e deputato parlamentare. Anche lei sconfitta alle ultime elezioni, voleva rimanere deputato (i Verdi non ammettono però un abbinamento tra carica di partito e mandato parlamentare) e aveva quindi urgente bisogno di un incarico ufficiale. E il Cancelliere glielo ha procurato. Così adesso può viaggiare, andare a trovare i gruppi di Amnesty International, frequentare gli uffici dell’Unicef e sfoggiare la sua qualità migliore: il protagonismo. La signora Roth, infatti, non è esperta praticamente di niente, ma dice la sua praticamente su tutto. Forse sarebbe il candidato ideale per la carica di responsabile per la musica pop, poiché quando è giù di morale ascolta Bruce Springsteen… e subito si sente meglio.

Perfino il presidente del Bundestag [il Parlamento federale] fa parlare di sé, come incaricato per la tutela della musica tedesca alla radio e in televisione: Wolfgang Thierse, che si era battuto per i diritti civili nella Rdt e che dopo la “svolta” fu tra i fondatori della Spd nell’Est della Germania, gode fama di essere uno strenuo e coraggioso difensore dei valori morali, uno che combatte il clientelismo e la corruzione e ama tenere discorsi solenni in occasione di celebrazioni commemorative. Recentemente, inaugurando il festival estivo della cultura a Bad Hersfeld, ha auspicato l’introduzione di una quota fissa di “brani musicali tedeschi” nelle trasmissioni radiofoniche, sull’esempio della Francia, dove con una regolamentazione del genere sono state fatte “esperienze positive”. In Germania, invece, “quasi tutte le emittenti” mandano in onda brani musicali “funzionali soprattutto agli interessi commerciali globali dei produttori” ignorando le vere esigenze dei consumatori. In effetti tutte le stazioni radiofoniche tedesche trasmettono prevalentemente musica americana o inglese e perfino al Grand Prix della musica leggera tedesca la maggior parte dei concorrenti presenta brani in lingua inglese. Ora, la lingua tedesca può sicuramente andare bene per molte cose, per dissertazioni scientifiche, perizie giuridiche e dotti trattati letterari, ma come medium per la canzonetta proprio non è adatta. Ovviamente esistono anche canzoni tedesche e complessi che suonano musica popolare tedesca, come i “Schürzenjäger” bavaresi, ma si rivolgono ad un pubblico anziano e a livello internazionale non sono assolutamente competitivi. In Germania non abbiamo un Renzo Arbore, un Paolo Conte, un Charles Aznavour o una Edith Piaf. Un insulso duo che si chiama “Modern Talking” e che canta in inglese (“TV makes it, TV even breaks it”) viene già considerato sensazionale dal punto di vista musicale.

E adesso Wolfgang Thierse si erge in difesa della musica tedesca come di una specie animale in via d’estinzione. Non “per pathos nazionalistico”, tiene a precisare il presidente del Parlamento, bensì per porre fine alla supremazia delle importazioni dagli Usa. Ma come intende gestire la faccenda a livello pratico è cosa che non ha spiegato. In Germania non esiste piú la “Reichsmusikkammer” [la Camera culturale per la musica, organismo corporativo del Reich, che aveva lo scopo di “perseguire una politica culturale germanica”] a vegliare sulla purezza della musica tedesca. E le emittenti non introdurranno volontariamente nessuna “quota fissa”, la quale peraltro non sortirebbe altro effetto che quello di far passare gli ascoltatori alla concorrenza che continuerà a trasmettere vera musica pop.

In ogni caso, però, la proposta del presidente del Parlamento dimostra soprattutto una cosa: che i nostri politici non hanno vere preoccupazioni, che noi tedeschi stiamo benissimo, che siamo un’intatta società del divertimento. È sempre stato così, in Germania. “Tedeschi, mangiate banane tedesche!”, esortava il caustico scrittore satirico Kurt Tucholsky all’inizio degli anni Trenta. Quel che a questo punto ancora ci manca è un incaricato per i frutti tropicali di produzione tedesca.

24.5.2003

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