Sie haben das Recht zu schweigen. Henryk M. Broders Sparring-Arena

Henryk M. Broder

13.05.2003   13:02   +Feedback

La via tedesca: “Papere, disavventure, contrattempi”

Enrico Brachiale

Una trasmissione molto seguita in Germania, omologa della nostrana “Paperissima”, si intitola “Papere, disavventure, contrattempi”. Generalmente presenta brevi sequenze girate da videoamatori, che mostrano persone che cadono rovinosamente scivolando su bucce di banana, che parcheggiando la macchina picchiano contro un palo, che si tuffano in piscine senz’acqua o che improvvisamente perdono i calzoni in mezzo alla

Enrico Brachiale

Enrico Brachiale folla. La trasmissione è così popolare perché ai telespettatori dà modo di ridere di gusto dei guai altrui - un atteggiamento tipicamente tedesco, che si esprime con un concetto che a sua volta esiste soltanto nella lingua tedesca e che, parafrasando, si potrebbe così descrivere: “Mi fa piacere che ti accada una cosa spiacevole che non è capitata a me.”

“Papere, disavventure, contrattempi” potrebbe recitare anche lo slogan dell’odierna Repubblica Federale. Non c’è niente che vada bene, un disastro dietro l’altro, ma tutti fanno come se niente fosse: fintanto che non brucia casa propria non è il caso di compatire i vicini ai quali il fuoco ha distrutto la casa.

L’“Alleanza per il lavoro”, per esempio, una sorta di tavola rotonda alla quale dovrebbero partecipare rappresentanti degli imprenditori, dei lavoratori e del governo per discutere e definire interventi atti a contrastare la crescente disoccupazione, è ormai “saltata” per la terza volta. Per i sindacati la colpa è degli imprenditori, gli imprenditori danno la colpa ai sindacati. E nel frattempo la cifra ufficiale dei disoccupati si avvicina inesorabilmente alla soglia dei cinque milioni, mentre quella effettiva l’ha già superata. Tutti i programmi di riforma, le “agende” e gli appelli si risolvono in una bolla di sapone, l’Ufficio federale del lavoro, che conta circa 100mila dipendenti (e che in alcune città è il principale datore di lavoro), non svolge il proprio compito per il semplice fatto che la mancanza di posti di lavoro si fa sempre piú pesante. In compenso, i lavoratori metalmeccanici all’est scioperano per l’introduzione delle 35 ore settimanali, poiché non vogliono sentirsi discriminati rispetto ai colleghi metalmeccanici all’ovest, i quali lavorano solo 35 ore alla settimana. Se lo si raccontasse ad un operaio in Polonia o in Lituania, sicuramente scuoterebbe la testa e domanderebbe con tono gentile e perplesso: “Ma i tedeschi sono usciti di senno?”

Di fatto lo sono, anche se si illudono che non sia così, che tutto sia a posto, ben organizzato e funzionante. Un altro esempio: due anni fa, con l’appoggio del Bundestag [il Parlamento federale] e del Bundesrat [il Consiglio federale, l’organo federativo composto dai membri delegati dai governi del Länder], il governo aveva deliberato di avviare presso la Corte costituzionale una mozione per abolire la Npd [Nationaldemokratische Partei Deutschlands], partito dell’estrema destra radicale. Sicuramente si può discutere se quella di eliminare un problema trasferendolo nella clandestinità sia una scelta opportuna e intelligente. D’altro canto, però, vietare la Npd avrebbe probabilmente sortito un effetto deterrente per il resto dello scenario della destra radicale. Ma quel procedimento è stato recentemente archiviato, perché il governo federale non era in grado di fornire prove abbastanza convincenti. A testimoniare erano stati citati anche alcuni esponenti di spicco della stessa Npd al servizio, come confidenti, del “Verfassungsschutz”, l’Ufficio federale per la tutela della Costituzione, cosa che il Tribunale ha ritenuto inammissibile dal momento che non era possibile stabilire se tali soggetti assumessero le posizioni della Npd per propria personale convinzione o in quanto “agents provocateurs” dei servizi segreti. Ma in quale altro modo il governo avrebbe potuto raccogliere informazioni sulle strutture interne della Npd? E così i radicali di estrema destra, che non fanno mistero del loro disprezzo per lo stato di diritto, gongolano, mentre il Ministro degli interni Schily rimane in braghe di tela.

Ma questa per lui non è l’ultima brutta gatta da pelare. La corte d’appello di Düsseldorf ha appena deciso che il turco Metin Kaplan non potrà essere estradato, perché in Turchia lo attende un procedimento penale che eventualmente potrebbe venir gestito in maniera non corretta. Musulmano integralista militante che vorrebbe abolire la democrazia e reintrodurre lo stato dei califfi, Kaplan in Germania era stato condannato a quattro anni di reclusione per istigazione all’omicidio di un concorrente, che poco tempo dopo venne effettivamente assassinato. Scontata la pena, in conformità agli accordi tra il governo turco e il Ministro degli interni Schily, avrebbe dovuto essere estradato in Turchia. Ma adesso, fino a nuovi sviluppi, potrà rimanere nella Repubblica Federale, dove ha persino presentato domanda di riconoscimento dello status di perseguitato politico. Il Ministro degli interni dice di non comprendere la decisione dei giudici, ma di doverla rispettare. In fondo la Repubblica federale è uno stato di diritto.

La qual cosa torna perfino a vantaggio dei cani che di quando in quando attaccano, azzannano o sbranano le persone. Il Senato di Berlino, per esempio, non riesce a pervenire ad un accordo su una nuova “legge sui cani” che costringa i proprietari di cani da combattimento a mettere la museruola ai loro animali mentre girano per la città. Animatamente si dibatte su che cosa sia piú importante: la protezione degli animali e la “dignità” dei cani o la tutela e la sicurezza degli esseri umani. Esiste sì una “lista di razze” comprendente quattro razze canine considerate pericolose, ma “non è sufficiente”, dicono gli uni, mentre gli altri sostengono “che un cane sia pericoloso o meno non dipende dalla razza, bensì dal proprietario”. E così le opinioni se includere in quella “lista delle razze” i Rottweiler, che guidano la classifica degli attacchi con danni alle persone, sono estremamente divergenti. Quando quasi settant’anni fa vennero promulgate le “leggi razziali” di Norimberga la procedura fu molto piú rapida e semplice.

“Papere, disavventure, contrattempi” ovunque si volga lo sguardo. Il Ministro per l’ambiente non è in grado di introdurre una normativa efficace e praticabile sulla tassa per il riciclaggio delle lattine perché l’industria e la distribuzione sono contrarie, le Ferrovie devono rielaborare il nuovo sistema tariffario perché si è rivelato complicato come una formula algebrica. In tutto questo bailamme c’è una sola certezza: la competenza professionale dei magistrati. A Berlino è stata messa sotto inchiesta una coppia che era partita per le vacanze e aveva lasciato morire di fame a casa il porcellino d’India. Il procedimento è stato archiviato dopo il pagamento di una sanzione pecuniaria di 300 euro. Una saggia decisione. E per prenderla ci sono voluti solo due anni.

13.5.2003

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