Sie haben das Recht zu schweigen. Henryk M. Broders Sparring-Arena

Henryk M. Broder

08.08.2003   13:02   +Feedback

La via tedesca: »Bild Zeitung«: ottimo rimedio contro la nostalgia di casa

Enrico Brachiale

Da tre settimane mi trovo in Olanda, ospite nella casa di un amico che trascorre le vacanze negli Usa, dò da mangiare ai suoi gatti e ogni giorno, come si normalmente in Olanda, vado in bicicletta alla spiaggia e a fare la spesa nel villaggio vicino. In ogni supermercato si trovano cibi che non si

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Enrico Brachiale

trovano in Germania: per esempio »Nasi Schijven«, gnocchetti surgelati di Nasigoreng, che basta scongelare e friggere leggermente; oppure »Vla«, budino liquido al gusto di cioccolato, fragola o zucchero caramellato; oppure »Ontbijt-Koek«, un soffice panpepato, a scelta allo zenzero, alle erbette, alla frutta o »natuur« senza aggiunta alcuna. Leccornie da portare a casa e gustare in santa pace. Ma c’è un’altra cosa che qui si può comprare ad ogni angolo di strada: la »Bild Zeitung«, il maggiore e piú diffuso quotidiano tedesco, che a seconda delle occasioni produce o riattizza, ma comunque diffonde in maniera estremamente efficace ressentiment popolari. È stata la »Bild Zeitung«, per esempio, che dopo che il Cancelliere aveva annullato le vacanze in Italia, si è fatta alfiere della campagna antiitaliana per i tedeschi offesi. E dopo che il segretario di stato per il turismo, Stefano Stefani, si era scusato per le sue osservazioni sui turisti tedeschi - peraltro in parte calzanti - »Bild« esultava: »Il volgare segretario di stato ci chiede perdono!« La qual cosa ha fatto bene all’animo tedesco tanto bistrattato. Da ormai quasi cent’anni i tedeschi devono scusarsi di qualcosa - del Reich del Kaiser e del Terzo Reich, della prima e della seconda guerra mondiale, dell’Olocausto e del »Waldsterben«, la morìa dei boschi - ma oggi, finalmente, qualcuno ha dovuto chiedere scusa a noi! Quando è avvenuta una cosa del genere l’ultima volta? Sicuramente non da quando ci sono Gerhard Schröder e Joschka Fischer.

Io, dunque, faccio la spesa da »Albert Heijn«, il mio supermercato preferito: »Vla«, »Ontbijt-Koek« e »Nasi Schijven«, zenzero fresco, formaggio gouda giovane e, all’edicola accanto, la »Bild Zeitung«. Perché »Bild« lenisce la nostalgia di casa. Che ancora non sento. Ma la nostalgia va trattata in maniera preventiva, come la carie, prima che si manifestino i primi sintomi. La cosa piú bella della »Bild Zeitung« sono le notizie in piccolo, che spesso e volentieri si saltano perché distratti dai titoli a caratteri cubitali e dalle ancor piú grandi fotografie di seni nudi.

Di recente, finalmente, una buona notizia. Il cane pastore tedesco è a rischio di estinzione. Nel 1966 erano nati ancora 30.802 cuccioli di pastore tedesco, l’anno scorso soltanto 20.352: un calo del 30% circa. A questo ritmo tra circa dieci anni non ci saranno piú pastori tedeschi. Persino la polizia tedesca preferisce il malinois belga, perché piú intelligente e piú veloce, mentre come cani da tenere a casa sono piú amati i golden retriever o i jack russel. Il che significa che non solo i tedeschi diventano sempre meno, ma che anche il pastore tedesco presto si vedrà soltanto allo zoo.

Un’altra notizia che mi ha profondamente colpito riguarda l’esito di un sondaggio realizzato da un serio istituto specializzato in indagini demoscopiche. Il riscontro: un tedesco su due non sa quale carica ricopre Gerhard Schröder. Ora, a Schröder non si può certo rimproverare un’eccessiva discrezione o addirittura reticenza nelle apparizioni in pubblico: accendendo la radio o la televisione non c’è notiziario che non parli del »Cancelliere federale Gerhard Schröder«. Eppure, un tedesco su due non sa cosa fa Gerhard Schröder e perché continuamente rilasci dichiarazioni sulla situazione della nazione. Sembra incredibile, ma è proprio così. Persone che sanno esattamente quanto guadagna Michael Schumacher o come si chiama il portiere della nazionale di calcio non hanno la minima idea del perché ogni giorno in televisione compare Schröder. Ma non basta: solo il 32% sa cosa fa Angela Merkel, segretario della Cdu e leader dell’opposizione. Laddove i tedeschi ridono tanto volentieri di quegli »stupidi americani« che non sanno chi era George Washington e dove si nasconde Saddam Hussein.

Certo, non tutti i tedeschi sono così disinformati. Esiste anche un’élite dell’informazione, che sa tutto di tutto e di tutti: non esattamente che cosa faccia Gerhard Schröder, ma in compenso chi c’è veramente dietro gli attentati dell’11 settembre. Un tedesco su cinque pensa che ad ordinare gli atti di terrorismo potrebbe essere stato il governo americano, tra gli »under 30« addirittura uno su tre. Anche il risultato di questo sondaggio è indiscutibile, poiché è stato realizzato dallo stesso istituto che ha condotto quello su Schröder e sulla Merkel.

A questo punto mi chiedo: esiste una correlazione tra i due sondaggi? Qual è la percentuale di coloro che non sanno che cosa fa Schröder, ma che sanno esattamente che sono stati gli americani ad inscenare l’11 settembre? Tra pochi giorni tornerò a casa, la macchina stipata di »Ontbijt-Koek«, zenzero fresco e gouda giovane, tutto accuratamente avvolto nella »Bild Zeitung« comprata in Olanda. Arrivato a Berlino, come prima cosa chiederò ai vicini di casa: »Ma cosa sta facendo Schröder?« Stralunati mi guarderanno e risponderanno: »Chi lo sa, qualcosa in televisione. Ma sa la vera novità? A bombardare il World Trade Center e il Pentagono sono stati gli americani. Chi l’avrebbe mai pensato?« E per la prima volta proverò nostalgia di casa… dell’Olanda.

8.8.2003

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